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Ansia
L'ansia è uno stato di agitazione e nervosismo che viene esperito con reazioni di tipo cognitivo, comportamentale e fisiologico. Di per sé è un fenomeno normale: l'ansia sopraggiunge quando è necessario difendersi da una situazione percepita come pericolosa.
Corpo e mente attivano l'allerta per fronteggiare questo possibile evento imminente: l'organismo anticipa il pericolo, sia esso fisico o psicologico ed emotivo. Subentrano, allora, diverse emozioni che vanno dalla preoccupazione, all'apprensione fino alla tensione e alla paura.
È del tutto naturale provare ansia di fronte a episodi stressanti o importanti cambiamenti nella vita come un esame, un colloquio di lavoro o una situazione di conflitto. Il problema sorge quando diventa eccessiva e persistente e interferisce significativamente con la qualità della vita. Solo in questo caso si parla di disturbo d'ansia, ovvero una forma clinica che può diventare invalidante.
In questo articolo approfondiremo lo stato dell'ansia, quali siano i suoi sintomi, le cause, le cure e i rimedi.
Sintomi
I sintomi dell'ansia sono sia mentali, che fisici, compresa la somatizzazione, e anche comportamentali. Possono manifestarsi in maniera lieve o acuta, come per l'attacco di panico, e avere una durata che varia da qualche ora a diversi anni.
I sintomi mentali dell'ansia consistono in una serie di pensieri e reazioni cognitive, come una costante preoccupazione, una sensazione generale di apprensione o l'irrequietezza.
Questi stati emotivi possono distrarre la mente al punto di avere difficoltà di concentrazione. Diventa più complesso mantenere l'attenzione su un compito o una conversazione. I pensieri ansiosi possono arrivare a dominare la mente, interferendo con la capacità di concentrarsi sul presente. Spesso, infatti, lo stato d'ansia induce la persona a ripensare o immaginare scenari negativi e catastrofici. Si tratta dei cosiddetti pensieri intrusivi e, quando emergono, amplificano l'ansia in maniera progressiva.
In caso di ansia cronica e generalizzata, il senso di allarme e pericolo si manifesta con costanza, talvolta anche in situazioni insolite e pacifiche. Questo può far sopraggiungere anche l'ipersensibilità e una reattività eccessivamente spiccata, che portano alla percezione di una sorta di bombardamento sensoriale nei confronti degli stimoli esterni. Quando c'è una sovraesposizione agli stimoli, sia sensoriali che sotto forma di pensieri intrusivi, è possibile che si arrivi a provare un forte senso di vuoto mentale: la persona può sentirsi emotivamente distaccata o priva di pensieri chiari.
Nel disturbo dell'ansia generalizzata la mente può arrivare a proteggersi dagli stimoli applicando ulteriori sistemi di difesa, nei quali si sperimentano particolari esperienze soggettive associate a sintomi mentali dell'ansia più intensi. La derealizzazione, ad esempio, corrisponde ad episodi in cui la persona sente una disconnessione o una sensazione di estraneità rispetto all'ambiente circostante. Si ha la percezione di vivere in un sogno, avvertendo la realtà esterna in modo alterato, come se tutto intorno fosse nebuloso, ovattato o irrealistico.
La depersonalizzazione, invece, è una sensazione di disconnessione con il proprio sé o con il proprio corpo. Si può percepire un distacco dalle proprie emozioni, come se ci si stesse osservando da una prospettiva esterna, o sentire il proprio corpo come non proprio o come se fosse separato dalla propria coscienza. Sia la derealizzazione, che la depersonalizzazione possono essere debilitanti perché provocano un senso di alienazione dalla realtà e dal proprio sé. Quando il paziente non conosce l’esistenza o il funzionamento di questi stati può spaventarsi e preoccuparsi riguardo alla propria salute mentale. Gli episodi di derealizzazione e depersonalizzazione, inoltre, possono variare di intensità ed essere intermittenti o persistenti.
Un altro sintomo mentale originato dall'ansia, anche quando non raggiunge lo stato di vero e proprio disturbo, è la difficoltà a rilassarsi. Il corpo e la mente possono rimanere in uno stato costante di tensione, faticando a uscire dallo stato di stress. Così, l'ansia può procurare interferenze al sonno notturno e sfociare nell'insonnia. Le cause della difficoltà ad addormentarsi o a mantenere un sonno profondo risiedono sia nei pensieri intrusivi, che in veri e propri sintomi fisici.
L'ansia può provocare una tensione muscolare cronica in diverse parti del corpo, come collo, spalle, schiena e mandibola. Infatti, se l'attivazione mentale del senso di allerta continua nel tempo, i muscoli restano costantemente contratti e in tensione, creando spesso dolore o tremori. La tensione muscolare viene attivata dal sistema nervoso autonomo, che percepisce un pericolo e attiva il senso dell’ansia, provocando anche altri sintomi fisici. La sua iperattività, infatti, conduce al rilascio e al dislivello di diversi ormoni e neurotrasmettitori. L’adrenalina è uno degli ormoni maggiormente coinvolti, perché prepara l'organismo ad affrontare una situazione di rischio. Quando si trova in circolo, può innescare vari formicolii in più parti del corpo, specie negli arti, e una forte sudorazione.
L’ansia aumenta anche i livelli di cortisolo, l’ormone rilasciato in risposta allo stress, portando a sintomi negativi, come ipertensione, compromissione della funzione immunitaria, aumento di peso e sintomi di ansia e depressione accentuati. Tra i neurotrasmettitori interessati, invece, la serotonina è quello che più viene compromesso dall’ansia. Essendo deputata alla regolazione dell’umore, un suo squilibrio provoca maggiore irritabilità, comportamenti compulsivi e difficoltà nella gestione dello stress. Nei casi di ansia generalizzata, è complice anche dell’insorgenza della depressione.
Un sistema nervoso in continua iperattività può generare ulteriori sintomi fisici, come le vertigini. La regolazione dell'equilibrio può venire intaccata da stati d'ansia prolungati o particolarmente acuti, che innesca un circuito concatenato di:
- iperventilazione, cioè una respirazione rapida e superficiale;
- diminuzione del flusso sanguigno al cervello;
- vista offuscata e ottundimento dei suoni;
- vertigini o svenimento.
Questo meccanismo è comune anche all'attacco di panico, che si scatena durante dei forti picchi d'ansia, dove l'iperventilazione sfocia in un forte senso di soffocamento, che ingigantisce lo stato d'ansia.
L'ansia generalizzata o cronica è nota anche per causare alterazioni nel ritmo e nella frequenza cardiaca. L'attivazione eccessiva del sistema nervoso autonomo nei picchi d'ansia può originare palpitazioni e tachicardia. Le palpitazioni si hanno quando si riesce a percepire chiaramente il ritmo dei battiti cardiaci, che possono essere regolari o irregolari, veloci o forti. Si associa spesso a una sensazione di cuore in gola, un rapido sfarfallio o un battito forte nel petto. Nella tachicardia, invece, aumenta la frequenza cardiaca fino a superare i valori considerati normali. Può essere accompagnata da sintomi come difficoltà respiratoria, fiato corto, vertigini e abbassamento della pressione.
Le alterazioni del battito cardiaco emergono in momenti di ansia elevata a causa dell’adrenalina, che costringe il corpo a lavorare più velocemente. Il picco ormonale è lo stesso che attiva l’iperventilazione, un respiro concitato e veloce in grado di affaticare i muscoli intercostali e provocare dolore al petto. Molte persone si spaventano nello sperimentare questi sintomi e alcune iniziano a pensare all’infarto. Capire che il dolore deriva dalla respirazione e non dal battito cardiaco alterato aiuta a evitare allarmismi aggiuntivi e che la crisi d’ansia peggiori.
Tutti questi sintomi fisici corrispondono a una somatizzazione del meccanismo dell'ansia, ai quali si possono andare ad aggiungere anche disturbi gastrointestinali, come il male o il bruciore di stomaco, il vomito, la nausea e la sindrome del colon irritabile, che associa all'ansia anche diarrea improvvisa o stipsi.
A livello comportamentale, l’ansia cronica o il disturbo d’ansia generalizzato, spinge chi ne soffre a sviluppare vere e proprie strategie di evitamento. La persona ansiosa diventa conscia delle situazioni che potrebbero scatenare ansia e fobie e comincia a mettere in atto azioni precise per evitarle del tutto o quasi. Si genera, in pratica, un meccanismo mentale per il quale si ha paura della paura. Ad esempio, fra le strategie di evitamento, alcune delle più comuni sono:
- sottrarsi a riunioni ed eventi sociali;
- evitare di parlare in pubblico;
- smettere di incontrare persone nuove;
- sfuggire a situazioni come esami o colloqui;
- evitare i luoghi affollati, come mezzi pubblici, discoteche, aule, festival.
Le strategie di evitamento sembrano utili nell’immediato, ma rischiano di diventare invalidanti in molte occasioni della vita quotidiana. Inoltre, a lungo andare, aumentano il senso di ansia e impediscono alla persona di lavorare in modo efficace sulla gestione delle proprie paure.
Cause
L’ansia è una risorsa importante del nostro corpo, perché permette di elevare le proprie prestazioni e il proprio rendimento in situazioni di stress o di pericolo. Si parla di disturbo solo quando il meccanismo dell’ansia si attiva in modo eccessivo troppo di frequente, in modo sproporzionato o immotivato. Quando lo stato d’ansia si protrae nel tempo, può diventare così familiare da non accorgersi più di provarla, se non durante episodi più acuti come gli attacchi di panico e le forme più forti di derealizzazione e depersonalizzazione.
Le cause dei disturbi d’ansia sono individuate in base alle evidenze, ovvero su situazioni o episodi tipo che si riscontrano con grande frequenza nella maggior parte dei pazienti.
Le persone con familiari stretti hanno un rischio più alto di sviluppare un disturbo d’ansia, sia per fattori genetici, che per il modo in cui, ad esempio, i genitori interagiscono con l’ambiente e le esperienze di vita. Se durante la crescita si è fortemente a contatto con persone ansiose, è più semplice che le loro reazioni vengano assorbite durante l’educazione.
L’ambiente, infatti, è un’altra causa tipica associata all’ansia e spesso coinvolge eventi traumatici o difficili da superare, come:
- perdita di una persona cara;
- traumi fisici;
- traumi psicologici;
- problemi familiari;
- finanze precarie;
- bullismo;
- mobbing;
- molestie e/o violenze sessuali.
La risposta ansiosa è una reazione normale in queste circostanze, ma in alcuni casi può persistere oltre il periodo di adattamento naturale, sviluppando, appunto, un disturbo d'ansia.
Anche lo sviluppo psicologico incide molto sulla predisposizione all'ansia. Ad esempio, persone con bassa autostima, bassa resilienza o scarso supporto emotivo possono essere più inclini a disturbi di questo tipo. Nei bambini e negli adolescenti che soffrono di un disturbo d’ansia, lo sviluppo psicologico è spesso condizionato da esperienze negative durante l'infanzia, come il lutto, l'abuso, la negligenza o la violenza psicologica. In casi come questi è possibile che l’ansia sfoci in una depressione infantile.
Tra le cause più comuni dei disturbi d’ansia, ci sono anche patologie fisiche specifiche, di cui la principale è l’ipertiroidismo., dove la ghiandola tiroidea produce quantità eccessive di ormoni che influiscono sulla funzione cerebrale e cognitiva. L'ipertiroidismo altera il sistema nervoso simpatico, che è deputato al controllo della risposta di lotta o fuga, comportando un aumento della sensazione di pericolo e di iperattivazione del sistema nervoso, cioè dell’ansia. Inoltre, la tiroide produce gli ormoni T3 e T4, che, se troppo alti, influenzano negativamente i recettori della serotonina nel cervello, a sua volta coinvolta nella regolazione dell'umore e delle emozioni.
Come già anticipato, le tipologie diagnosticabili del disturbo dell’ansia sono diverse. Una delle più comuni è il disturbo d’ansia generalizzato, nella quale le persone sperimentano un senso costante di ansia e preoccupazione eccessiva per cose piccole. L’apprensione e il nervosismo continuo si accompagnano a sintomi somatici come sudorazione, palpitazioni cardiache e nausea. Possono coesistere anche problemi muscolo-scheletrici come tensioni, tremori e mal di testa. Le persone con il disturbo d’ansia generalizzata fanno fatica a rilassarsi e a concentrarsi e soffrono frequentemente di insonnia. L’impossibilità di dormire o concentrarsi a lungo può derivare anche dall’aggiunta di numerosi pensieri intrusivi.
I pensieri persistenti e intrusivi possono sfociare nelle cosiddette ossessioni, degenerando nel comportamento ossessivo-compulsivo. Il disturbo è caratterizzato dalla presenza di comportamenti ripetitivi, chiamati compulsioni, che vengono eseguiti per alleviare l'ansia. Le ossessioni possono riguardare temi come la pulizia, l'ordine, la simmetria o la sicurezza personale.
Anche le fobie specifiche sono annoverate tra i disturbi dell’ansia e sono caratterizzate da paure intense e irrazionali di oggetti, situazioni o creature specifiche, come:
- aereo;
- spazi chiusi;
- ragni;
- cani;
- gatti;
- gli insetti.
L'agorafobia, invece, non è indirizzata verso oggetti specifici. Corrisponde a una paura intensa che sopravviene nei luoghi o delle situazioni da cui potrebbe essere difficile fuggire o ricevere aiuto, soprattutto in caso di attacco di panico o sintomi di ansia intensa. Le persone con agorafobia possono evitare luoghi come mezzi di trasporto pubblico, negozi affollati o spazi aperti, limitando così la loro vita quotidiana.
Nei bambini, uno dei disturbi dell’ansia più comuni è quella da separazione, nella quale si manifesta una paura eccessiva di essere separati da una persona di riferimento o da situazioni che potrebbero portare alla separazione. Le persone adulte con ansia da separazione possono provare ansia significativa quando si separano dalla persona di riferimento o fare sforzi estremi per evitarla.
Infine, la fobia sociale, nota anche come disturbo d'ansia sociale, si manifesta con una paura intensa di essere valutati o giudicati negativamente dagli altri. Le persone con questa fobia possono evitare situazioni sociali o provare un'intensa ansia quando sono coinvolte in attività con altre persone. Ciò può influenzare negativamente la vita sociale e lavorativa.
Rimedi e cure
Per gestire i disturbi d’ansia possono essere prescritti farmaci specifici, come gli ansiolitici. La loro assunzione può essere circoscritta solamente a periodi specifici e particolarmente acuti per favorire la gestione di eventi singoli.
Infatti, la prescrizione continuativa non è così frequente anche perché la terapia più utilizzata oggigiorno è quella cognitivo-comportamentale, che mira a identificare e modificare i pensieri irrazionali e le credenze negative che contribuiscono ai sintomi dell'ansia. Questa terapia si basa sul fatto che pensieri, emozioni, comportamenti e reazioni fisiche sono strettamente interconnessi fra loro e che i pensieri distorti influenzano negativamente il nostro stato emotivo e comportamentale. Durante la terapia cognitivo-comportamentale, il terapeuta lavora a stretto contatto con il paziente, per aiutarlo a identificare i modelli di pensiero negativi e il modo in cui influenzano i suoi comportamenti e le emozioni associate. Il processo ha lo scopo di individuare quelli che sono i pensieri automatici, i sentimenti e i comportamenti reiterati, che coinvolgono gli stati d’ansia. Il terapeuta aiuta quindi a valutare criticamente questi pensieri e a sviluppare alternative più realistiche e positive.
Nella terapia cognitivo-comportamentale vengono vagliate anche le tecniche di autoaiuto e autocura che possono essere di supporto al paziente, in base anche alle sue reazioni alla terapia e alla sua situazione specifica. Una di queste prevede l’educazione e la consapevolezza. La persona che soffre d’ansia viene informata sul funzionamento del suo disturbo, così da evitare, ad esempio, di pensare che il dolore toracico in un attacco di panico sia dovuto a problemi cardiaci. In questo modo, aumenta la consapevolezza dei propri meccanismi fisici e psichici e ciò aiuta a gestire anche i picchi più acuti d’ansia, evitando un incremento della paura nei loro confronti.
L'ansia è spesso legata allo stress, per tanto imparare tecniche di gestione dello stress, come la meditazione, la respirazione profonda e il rilassamento muscolare progressivo, può tornare utile per calmare la mente e ridurre l'ansia. Anche l'organizzazione del tempo, la pianificazione di attività divertenti e il mantenimento di un equilibrio tra lavoro e vita privata possono contribuire a ridurre lo stress e l'ansia associata.
Quando l’ansia non deriva da un disturbo o se si cercano ulteriori soluzioni da affiancare alla terapia, è possibile rivolgersi a sostanze naturali presenti anche sotto forma di integratori:
- tè verde, noto per i suoi effetti antiossidanti e calmanti;
- Omega-3, importanti per la salute del cervello e la regolazione dell’umore, sono presenti in alimenti come il pesce azzurro (salmone, sgombro, tonno), semi di lino e olio di pesce;
- cioccolato fondente, ricco di flavonoidi e antiossidanti che possono aiutare a ridurre lo stress e l'ansia;
- magnesio, un minerale importante che contribuisce alla regolazione dell'umore e ad alleviare gli stati d'ansia;
- melatonina, un ormone naturale prodotto dal nostro corpo che regola il ritmo circadiano e favorisce il sonno e che può essere assunto come integratore per aiutare ad alleviare l'ansia e migliorare la qualità del sonno;
- camomilla, che aiuta a calmare la mente e migliorare il sonno;
- passiflora, un’erba capace di calmare il sistema nervoso e favorire il sonno;
- bacopa, un’erba utilizzata nella medicina Ayurvedica per migliorare la memoria e la concentrazione;
- valeriana, una pianta che aiuta a calmare il sistema nervoso e favorire il sonno;
- olio essenziale di lavanda, utile per ridurre l'ansia e favorire il relax.
Nel nostro shop troverai diversi integratori utili a placare gli stati d’ansia: ascolta il parere del tuo medico o terapista se hai bisogno di un parere certo sulla soluzione naturale più adatta al tuo stato di salute.