L'osteoporosi è una patologia dell’apparato scheletrico caratterizzata dalla riduzione della densità ossea e dal deterioramento della struttura del tessuto osseo, che aumenta il rischio di fratture. 

Questa condizione, spesso associata all'invecchiamento, colpisce in modo particolare le donne dopo la menopausa, ma può interessare anche gli uomini e le persone più giovani, soprattutto in presenza di fattori di rischio specifici.

L'osteoporosi si sviluppa in modo graduale e, nella maggior parte dei casi, non presenta sintomi evidenti nelle fasi iniziali. Proprio per questo motivo, viene spesso definita una "malattia silenziosa".

Scopri sintomi, cause e rimedi dell’osteoporosi.

Sintomi

L'osteoporosi, nelle fasi iniziali, non presenta sintomi evidenti. Questo è dovuto al fatto che la riduzione della densità ossea avviene in modo graduale, senza provocare dolori o alterazioni visibili nell'immediato. Molte persone non si accorgono della presenza di questo disturbo fino a quando non si verifica una frattura, evento che rappresenta spesso il primo campanello d'allarme della patologia.

Per comprendere meglio l'insidiosità della malattia, è fondamentale un approfondimento sul ciclo vitale dell'osso. L'osso è un tessuto vivente, dinamico, che attraversa continuamente un processo di rinnovamento chiamato "rimodellamento osseo". Questo comprende due fasi principali: il riassorbimento e la formazione. 

Durante la fase di riassorbimento, gli osteoclasti distruggono il vecchio tessuto osseo, liberando minerali come calcio e fosfato nel sangue. Durante la fase di formazione, gli osteoblasti costruiscono nuovo tessuto osseo per sostituire quello che è stato riassorbito. 

In condizioni normali, queste due fasi sono in equilibrio, permettendo di mantenere la densità e la resistenza dell'osso. Tuttavia, con l'età, questo equilibrio viene meno: il riassorbimento diventa predominante rispetto alla formazione, portando alla riduzione progressiva della massa ossea. Questo squilibrio può essere accelerato da vari fattori, tra cui cambiamenti ormonali, malnutrizione e sedentarietà.

Molti individui che soffrono di osteoporosi potrebbero non sviluppare mai sintomi evidenti. Tuttavia, in alcuni casi, possono verificarsi fratture ossee spontanee o provocate da traumi di lieve entità che non sarebbero problematici in condizioni normali. 

Le fratture da fragilità, tipiche dell'osteoporosi, possono verificarsi soprattutto a livello della colonna vertebrale, del femore e del polso. Queste aree sono particolarmente suscettibili a causa delle sollecitazioni costanti a cui sono sottoposte e della struttura ossea che, in condizioni di ridotta densità, diventa vulnerabile. 

Le fratture vertebrali, in particolare, possono verificarsi senza che la persona ne sia immediatamente consapevole; spesso il dolore acuto o cronico alla schiena è l'unico sintomo e può essere erroneamente attribuito a problemi muscolari o articolari. Queste fratture possono portare alla riduzione della statura e alla curvatura della colonna, condizioni che influiscono sulla qualità della vita e sulla mobilità del soggetto.

Quando si verificano fratture osteoporotiche in età avanzata, le conseguenze possono essere particolarmente gravi, non solo per il rischio di immobilità prolungata, ma anche per l'impatto complessivo sulla salute generale. 

L'immobilità forzata che spesso segue una frattura, specialmente quella del femore, espone l'individuo anziano a una serie di complicazioni gravi, che possono ridurre significativamente le aspettative di vita. Tra le complicazioni più frequenti vi è la trombosi venosa profonda, una condizione in cui il sangue tende a coagularsi nelle vene delle gambe a causa dell'inattività. La mancanza di movimento impedisce al sangue di circolare adeguatamente, aumentando il rischio di formazione di coaguli, che possono poi migrare verso i polmoni causando embolia polmonare, una situazione potenzialmente letale.

Un'altra complicazione comune dell'immobilità a seguito di una frattura osteoporotica è la polmonite da stasi. Questo tipo di polmonite si verifica quando, a causa della ridotta capacità di movimento, i polmoni non riescono ad espandersi durante la respirazione. 

L'incompleta espansione polmonare porta al ristagno di secrezioni nelle vie respiratorie, creando un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri e altri microrganismi patogeni. Le infezioni respiratorie come la polmonite possono avere un decorso molto grave negli anziani, soprattutto in presenza di altre patologie croniche che indeboliscono ulteriormente il sistema immunitario. 

Le fratture da osteoporosi, specialmente in età avanzata, hanno anche un impatto psicologico importante. L'impossibilità di muoversi autonomamente, la necessità di assistenza continua e la percezione della perdita di indipendenza possono portare a stati depressivi e di ansia. 

Cause

L'osteoporosi è una patologia sistemica dell’apparato scheletrico che può avere diverse cause, prima fra tutte l’avanzare dell’età.

Invecchiando, il naturale equilibrio del rimodellamento osseo viene compromesso, con un aumento del riassorbimento osseo rispetto alla formazione. Questo squilibrio è particolarmente marcato nelle donne dopo la menopausa, quando la riduzione dei livelli di estrogeni accelera la perdita di massa ossea. Nell'invecchiamento, inoltre, si verifica una riduzione generale delle capacità rigenerative del corpo, compresa la capacità di formare nuovo tessuto osseo, portando così a una diminuzione della densità ossea e a un aumento del rischio di fratture.

Oltre all’invecchiamento, ci sono altre cause che possono contribuire allo sviluppo dell'osteoporosi, tra cui:

  • predisposizione genetica. Se in famiglia ci sono casi di osteoporosi, il rischio di sviluppare questa patologia aumenta. Ciò è dovuto a caratteristiche ereditarie che possono influenzare la densità minerale dell'osso, la struttura scheletrica e il metabolismo del calcio, rendendo le ossa più vulnerabili;
  • limitata mobilità o immobilità dovuta a patologie sottostanti. La mobilità è fondamentale per il mantenimento della salute ossea. In condizioni di immobilità prolungata, come nel caso di malattie neurologiche o traumi che costringono a letto, il processo di rimodellamento osseo viene alterato, portando a un'ulteriore perdita di massa ossea;
  • riduzione dei livelli di estrogeni (donne) e testosterone (uomini). Gli ormoni sessuali, come gli estrogeni nelle donne e il testosterone negli uomini, giocano un ruolo fondamentale nella regolazione del metabolismo osseo. La carenza di estrogeni, ad esempio, è una delle principali cause di osteoporosi nelle donne in menopausa;
  • radiazioni ionizzanti. L'esposizione a radiazioni ionizzanti, come quella che avviene durante trattamenti radioterapici per alcuni tipi di cancro, può avere effetti negativi sulla salute dell'osso. Le radiazioni danneggiano le cellule ossee e interferiscono con il processo di rimodellamento, portando a una riduzione della densità minerale e aumentando il rischio di fratture;
  • carenza di calcio, fosforo o vitamina D. Il calcio e il fosforo sono componenti essenziali della matrice minerale dell'osso, mentre la vitamina D è fondamentale per l'assorbimento del calcio a livello intestinale. Una dieta povera di questi nutrienti o una limitata esposizione alla luce solare (necessaria per la sintesi della vitamina D) può compromettere la salute ossea e predisporre all'osteoporosi;
  • ipertiroidismo. Un'eccessiva produzione di ormoni tiroidei può aumentare il metabolismo osseo e accelerare il riassorbimento osseo. In presenza di questa patologia, l’equilibrio tra riassorbimento e formazione ossea viene alterato, portando a una perdita netta di massa ossea e a un rischio maggiore di sviluppare osteoporosi;
  • anoressia. L'anoressia nervosa, una grave condizione psicologica caratterizzata da un'assunzione insufficiente di calorie e nutrienti, può influire negativamente sulla salute delle ossa;
  • abuso di alcol. Il consumo eccessivo di alcol ha effetti tossici sul metabolismo osseo. Interferisce con l'attività degli osteoblasti, le cellule responsabili della formazione ossea e può anche compromettere l'assorbimento di calcio, portando a una riduzione della densità minerale e aumentando il rischio di fratture;
  • fumo di sigaretta. Le sostanze chimiche presenti nel tabacco hanno effetti dannosi sulla salute dell'osso perché, come l’alcol, interferiscono con l'attività degli osteoblasti e riducono la capacità del corpo di assorbire il calcio. Inoltre, il fumo contribuisce alla riduzione dei livelli di estrogeni, aumentando il rischio di osteoporosi nelle donne.

Tra le cause dell’osteoporosi vi è anche l'assunzione di alcuni farmaci. Tra questi, i glucocorticoidi (usati per trattare infiammazioni e patologie autoimmuni) sono noti per il loro effetto negativo sulla formazione ossea. L'uso prolungato di corticosteroidi può compromettere la funzione degli osteoblasti e aumentare il riassorbimento osseo, portando a una significativa riduzione della densità ossea. 

Altri medicinali, come gli anticonvulsivanti, alcuni farmaci per la gestione del cancro e alcuni trattamenti per il diabete, possono anch'essi contribuire al rischio di sviluppare osteoporosi, specialmente se utilizzati a lungo termine.

La diagnosi dell'osteoporosi si basa su una valutazione dei fattori di rischio individuali e su esami diagnostici specifici. Il principale strumento utilizzato è la densitometria ossea, un test indolore che misura la densità minerale dell'osso, in particolare a livello della colonna vertebrale e del femore. Questo esame permette di identificare una riduzione della densità ossea e di classificare il rischio di fratture. 

Altri esami strumentali sono la tomografia computerizzata quantitativa, che consente una valutazione tridimensionale della densità ossea e fornisce dettagli più precisi sulla struttura ossea. Anche l'ultrasonografia ossea quantitativa può essere utilizzata, soprattutto per valutare il rischio di frattura, perché è in grado di misurare la qualità ossea e la resistenza meccanica in aree come il calcagno. Questi esami, sebbene meno comuni della densitometria ossea, possono essere utili in determinate circostanze per integrare la diagnosi e fornire un quadro più completo della salute ossea. 

I test di laboratorio possono essere utilizzati per valutare i livelli di calcio, vitamina D e altri marcatori del metabolismo osseo. 

Una diagnosi accurata è essenziale per pianificare un trattamento mirato e mettere in atto strategie preventive che possano migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Rimedi

Attualmente, non esiste una cura definitiva per l'osteoporosi, ma è possibile gestire la malattia e la sua sintomatologia attraverso una serie di trattamenti, che variano da paziente a paziente, in base al rischio di fratture, all'età, al sesso e alla presenza di altre patologie. 

Tra i principali rimedi per l'osteoporosi vi è una dieta ricca di calcio e vitamina D. Il calcio è un minerale essenziale per la salute delle ossa, mentre la vitamina D è fondamentale per favorirne l'assorbimento a livello intestinale. Si consiglia di inserire nella dieta latte e derivati, verdure a foglia verde e pesce azzurro. La vitamina D può essere assunta anche attraverso integratori alimentari. 

L'attività fisica è altrettanto importante, soprattutto quella che prevede un carico sull'apparato scheletrico, come camminare, correre, sollevare pesi o praticare esercizi di resistenza, perché consente di stimolare la formazione ossea e migliorare la forza muscolare. 

Gli esercizi di equilibrio possono anche essere utili per ridurre il rischio di cadute, contribuendo così a prevenire le fratture. L'attività fisica deve essere adattata alle capacità individuali e, quando necessario, supervisionata da un fisioterapista per garantire la sicurezza e l'efficacia del programma di esercizi.

Anche rivedere il proprio stile di vita adottando alcuni accorgimenti è fondamentale nella gestione dell'osteoporosi. Di seguito, le principali raccomandazioni:

  • non fumare;
  • evitare l'abuso di alcool;
  • mantenere un peso corporeo adeguato. Il sottopeso può aumentare il rischio di osteoporosi perché riduce il carico meccanico sulle ossa e, quindi, la stimolazione necessaria per il mantenimento della densità ossea;
  • prevenire le cadute. È fondamentale per evitare fratture. Utilizzare tappeti antiscivolo, installare corrimano nelle scale e assicurarsi che la casa sia ben illuminata sono accorgimenti che possono ridurre il rischio di cadute, soprattutto per gli anziani.

Questi rimedi sono adatti per tutti i pazienti con osteoporosi, soprattutto nei casi in cui il rischio di frattura è relativamente basso. Se il rischio di fratture è elevato, è necessario ricorrere a trattamenti farmacologici mirati.

Ecco i principali farmaci utilizzati per il trattamento dell'osteoporosi:

  • teriparatide. È un farmaco anabolizzante che stimola la formazione ossea. Viene utilizzato in pazienti ad alto rischio di fratture, promuovendo l'attività degli osteoblasti e aumentando così la densità minerale dell'osso;
  • modulatori selettivi del recettore degli estrogeni. Questi farmaci agiscono legandosi ai recettori degli estrogeni presenti nel tessuto osseo, riducendo il riassorbimento osseo. Sono particolarmente indicati per le donne in menopausa, in quanto aiutano a mantenere la densità ossea e riducono il rischio di fratture vertebrali;
  • bifosfonati. Inibiscono il riassorbimento osseo, rallentando l'attività degli osteoclasti. Sono spesso prescritti come trattamento di prima linea per l'osteoporosi e possono ridurre significativamente il rischio di fratture, sia a livello vertebrale che non vertebrale.

Sebbene dall'osteoporosi non sia possibile guarire, seguendo i trattamenti raccomandati dal proprio medico e adottando uno stile di vita sano, è possibile tenere sotto controllo la malattia e i suoi sintomi, riducendo significativamente il rischio di complicanze gravi. 

Un approccio personalizzato, basato sulle esigenze specifiche del paziente, può permettere di mantenere una buona qualità della vita, limitando al massimo le conseguenze negative del disturbo e preservando la funzionalità delle ossa il più a lungo possibile.

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